Il profumo d'erba, i profili delle montagne e il loro silenzio, albe e tramonti antichi che si ripetono senza tempo, entrano nei pensieri senza chiedere permesso e lì si ancorano... In questa aspra e mite terra, la Marsica, si snodano sentieri affascinanti, tra natura e mura antiche, moderne realtà industriali e tecnologiche; tra verde e cibi 'poveri', che riportano a consuetudini lontane. 'Antidiva' per eccellenza, sorella di regioni, località e zone ultra pubblicizzate a livello nazionale, la Marsica ambisce ad essere visitata da un resto del mondo che porti con sé rispetto. Proprio così: il Turismo Sostenibile vuole che la terra che calpestiamo resti 'religiosamente' intatta, per essere riconsegnata tale, ai posteri, dopo averla utilizzata e vissuta; non a caso l'iniziativa 'La Via dei Marsi' si fa promotrice della camminata dolce (a piedi o in bicicletta), 'scuola di pensiero' prima e itinerario più 'corporeo' poi, capace di abbattere barriere, coinvolgendo più persone possibile, con l'idea della sostenibilità a tenere tutti per mano. La 'Via dei Marsi', quella rete di sentieri preromani di 600 chilometri, che costeggia l'Appennino abruzzese, era un tempo utilizzata dal popolo italico che ad essa dette il nome, per condurre il bestiame e per trasportare il pescato del lago Fucino a Roma e nelle aree a sud dell'Italia. Oggi, la proposta è quella di percorrere lo stesso itinerario, unendo sport, salute, natura, socializzazione e conoscenza. Diversi i centri e la loro storia che vengono toccati nelle varie tappe di questo cammino: si parte dal mito, a Luco dei Marsi, della dea Angitia, capace di avvicinare la Luna alla Terra, per dominare e scatenare le acque del lago Fucino; si transita, poi, per la preistoria osservando una delle tante grotte ripuarie: la 'Continenza', a Trasacco, che riporta a sepolture dell'età del bronzo e del rame; a Lecce nei Marsi (Castrum Litii, nel XIV secolo), troviamo la tomba rupestre di età Giulio – Claudia, per prima in Italia, scavata nella roccia e rinvenuta nel 1878; sempre a Lecce c’è il più grande giacimento italiano di bauxite. Connessa inevitabilmente a questi posti svetta, in età romana, ripresa nel volume 'I Marsi' di Franco Zazzara, la figura di Poppedio Silone, correlata alle Guerre Sociali e, passando anche per la Chimera, nostro simbolo atavico e leggendario, ci si immerge nell'evidente bagaglio storico - archeologico delle città fortificate di memoria normanna e poi sveva (come nei ricordi di Pietro da Celano, che nel tardo 1100 collegò i nostri posti a quelli quasi sulla costa, come Manoppello). Una civiltà militare, quella dei Marsi, con Alba.
Fucens da fulcro, ma soprattutto una civiltà contadina, dedita pure alla pastorizia, molto religiosa e legata da sempre ai suoi Santi (San Domenico e Sant’Antonio i più amati e celebrati). A riguardo, si favoleggia (ma secondo alcuni sarebbe storia), che San Francesco d’Assisi sia passato per la Marsica Orientale, lasciando sue tracce e testimonianze e alla figura del quale Tommaso da Celano, autore del “Dies Irae”, biografo del ‘Poverello d’Assisi’, ha legato per sempre la sua. D'Annunzio, poeta 'immaginifico', canta la transumanza, cioè lo spostamento delle greggi che i pastori hanno effettuato per secoli, fino a 50 anni fa, alla ricerca di pascoli erbosi, sul 'Tratturo Magno', 250 chilometri da Celano fino a Foggia: 3 milioni di capi ogni anno, pendolari tra montagna aquilana e pianura pugliese e poi il percorso inverso, a fine inverno; il Tratturo 'Celano - Foggia' (chiamato anche così), è pure contemplato da 'La Via dei Marsi'. Un racconto antico, a tratti leggendario, che arriva fino ad oggi, ai piedi di Simbruini, Ernici, Marsicani, Serra Lunga, Salviano: alcuni dei nostri monti. Una terra che traccia un segno culturale indelebile: Ignazio Silone, i 'cafoni' e la Marsica nella sua 'Fontamara', Gabriele D'Annunzio e Cappadocia ne 'La Fiaccola sotto il moggio'.... Ancora la Marsica ad essere citata da Luigi Pirandello ne 'L'uomo dal fiore in bocca'; in dialetto romanesco la Marsica rivisitata da Ettore Petrolini. Illustri esponenti della cultura ai quali la Marsica ha dato i natali: oltre a Silone e al Cardinale Giulio Raimondo Mazzarino, tra le più recenti grandi figure, Mario Pomilio, Romolo Liberale, Vittoriano Esposito. Per tornare alla storia, dopo gli infausti tentativi in età romana e medievale, alla fine del 1800 il principe romano Alessandro Torlonia prosciugò il lago Fucino (molto pescoso, ma dalle esondazioni frequenti e distruttive), regalando all'agricoltura del centro Italia un altipiano a vocazione agricola, considerato tra i più produttivi della Penisola, per quantità e qualità. Dal Fucino a Celano (città castellana patria di famiglie nobili come gli Acclozzamora e i Piccolomini) ad Avezzano, il passo è breve: da villaggio ripuario a Capoluogo della Marsica, questo importante centro, con il secondo conflitto mondiale è diventato Medaglia d’Argento al valor civile e, prima ancora e per sempre, perno e simbolo del terribile sisma del 13 gennaio 1915, che seminò trentamila vittime, radendo al suolo la stessa Avezzano (che con Lecce nei Marsi ebbe la peggio) e la Marsica intera. Oggi, il turismo, principalmente quello 'a piedi', ha il pregio di essere pungolato dalla curiosità evocata dai paragoni: due secoli fa, il viaggiatore inglese Edward Lear descrisse l'antico lago prima che venisse prosciugato ed i paesi posti sulle sue rive. Attualmente, a piedi, può essere bellissimo e 'turistico', ridefinirne gli antichi confini, comparandoli a quelli attuali: tra storia, archeologia, letteratura, religione, verde lussureggiante. Percorrendo un viaggio a ritroso e poi ricomparendo ai nostri giorni, la buona idea potrebbe essere quella di invitare i più giovani a pensare ad un futuro sostenibile e, perché no.... Marsicano!